Nella strutturazione di un allenamento è abitudine comune basarsi sui carichi in termini di chilogrammi e percentuali. Da qualche anno però sta prendendo piede l’allenamento basato sulla velocità, chiamato VBT (VELOCITY BASED TRAINING).
Cos’è il Velocity Based Training?
Il VBT si basa sulla “Curva di Hill” che mette in relazione la forza con la velocità e ci mostra come alti livelli di forza (carico spostato) corrispondono a basse velocità di spostamento dello stesso. Viceversa bassi carichi vengono spostati con elevata velocità. Hill stabilì che la forza massima si ottiene quando la velocità è pari a zero e analogamente la velocità è massima quando il carico è nullo.
Grazie alla tecnologia è stato possibile scoprire che ad ogni intensità relativa (% 1RM) corrisponde una specifica Velocità o Zona di Velocità (Velocity Zone) e che questa corrispondenza è fissa. Come si vede in figura la forza massimale (sopra l’80/85% di 1RM) corrisponde ad una velocità di spostamento inferiore ai 0,5m/s, scendendo con il l’intensità del carico la velocità aumenta.
Basandoci su questa relazione è possibile monitorare l’allenamento e la performance dell’atleta attraverso la misurazione della velocità piuttosto che basarci solo ed unicamente sul carico.
Per fare ciò, serviranno degli strumenti di misurazione adatti quali encoder e/o accelerometri. Questi strumenti ci possono fornire all’istante la velocità di spostamento del carico così da monitorare efficacemente la qualità del movimento e se il carico è coerente con ciò che vogliamo allenare (FORZA MASSIMA, POTENZA.....). Sapendo la velocità e il carico possiamo calcolare facilmente la potenza espressa dal nostro atleta, valore importantissimo per quanto riguarda qualsiasi sport. Infatti P = F x V
Che vantaggi offre il monitoraggio dell’allenamento attraverso la velocità?
Ecco un esempio per comprendere meglio i vantaggi: vogliamo lavorare sulla STRENGHT SPEED (forza veloce, 1 – 0,75 m/s) attraverso uno squat con bilanciere, sappiano che il nostro atleta normalmente esegue uno squat a quelle velocità con 80kg (precedentemente valutato oppure ipotizzato attraverso il massimale).
SCENARIO 1: Vediamo che in quella giornata non esprime la velocità con cui vogliamo lavorare, ma sposta il carico a 0,65 m/s. Dobbiamo abbassare il carico di lavoro per poter lavorare con l’intensità prefissata. Allo stesso modo se sposta il carico troppo velocemente rispetto a quello che mi sono prefissato varierò il carico aumentandolo.
SCENARIO 2: Introduco una velocità di soglia percentuale sotto alla quale smetto di eseguire l’esercizio. Ipotizzo che la velocità non debba scendere sotto il 10% della miglior ripetizione. Magari l’allenamento prevedeva 6 ripetizioni con quel carico, ma la velocità scende sotto quel 10% prima di terminare il lavoro. In questo caso possiamo dire al nostro atleta che esegua le ripetizioni purché la velocità rimanga all’interno del range prefissato (miglior ripetizione – 10% di questa).
Questi 2 scenari ci fanno capire come questa metodologia permetta di monitorare l’allenamento mantenendo sempre la qualità dello stesso alta e sicura.
Concludendo il VBT risulta un ottimo modo per gestire l’allenamento e il carico di lavoro, esso infatti può essere utilizzato per:
Tracciamento dei progressi efficace, personalizzato ed estremamente veritiero;
Stima dei massimali senza doverli eseguire;
Autoregolazione dello sforzo in base all’obiettivo e alla fatica;
Miglioramento della tecnica e della traiettoria dell’esercizio (feedback);
Identificazione del target primario (forza, potenza);
Identificazione del carico ottimale anche in fase di riatletizzazione.
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